by Flavio Fabbri • 6 December 2023
Lo scorso lunedì alla COP28 di Dubai un gruppo di Paesi piuttosto numeroso ha firmato un accordo con l’intento di arrivare a triplicare l’energia generata dalle centrali nucleari in tutto il mondo entro il 2050.
Un obiettivo a dir poco ambizioso, soprattutto per le condizioni di partenza. Secondo l’edizione 2023 del “World nuclear industry status report”, infatti, i numeri non tornano e nonostante le buone intenzioni di 22 Paesi firmatari dell’appello, tra cui Stati Uniti, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Canada, Finlandia, Mongolia, Emirati Arabi Uniti e Cora del Sud, è descritto “un settore economico che fatica a mantenere flotte obsolete, accumulando ritardi e significativi sforamenti dei costi nei progetti di costruzione“.
Per far fronte all’emergenza climatica bisogna agire ora, subito, per ottenere risultati tangibili entro pochi anni. Rimandare tutto al 2050 non ha senso e secondo i ricercatori l’obiettivo di triplicare l’energia da fonte nucleare è “irrealistico”.
Guardando ai dati contenuti nel Report, nella prima metà del 2023 sono stati censiti in servizio 407 reattori in 32 Paesi, per una capacità complessiva di 365 GW.
Rispetto al 2022 quattro reattori in meno attivi e 31 GW in meno di capacità.
La produzione nucleare durante lo scorso anno ha raggiunto i 2.546 TWh, in calo del 4% su base annua, eguagliando il livello dell’anno pandemico 2020.
Scende anche la quota del nucleare nella produzione globale di energia elettrica per il commerciale, a -9,2%, “la più bassa in quattro decenni” hanno commentato gli esperti.
Lo studio, oltre che valutare lo stato dei programmi di nuova costruzione nei paesi nucleari esistenti e in quelli potenziali nuovi arrivati, esamina anche lo stato di sviluppo dei piccoli reattori modulari (Small modular reactors).
Quelli su cui in tanti, Italia compresa, sono pronti a scommettere per il prossimo futuro, sempre in chiave di decarbonizzazione dell’energia e dell’economia.
Il nostro ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato a riguardo: “Con il ‘Mission Innovation’ abbiamo stanziato 135 milioni per il nucleare, prevedendo attività di ricerca sugli ‘small modular reactor’. Ogni valutazione è fatta con ENEA e RSE, che congiuntamente guidano anche la Piattaforma per un Nucleare Sostenibile, che formalmente è stata divisa in gruppi e inizia ad operare”.
A settembre, in occasione della prima riunione della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, Pichetto Fratin aveva dichiarato: “Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)”.
Una strana posizione la nostra, da Paese che ha abbandonato il nucleare per generare energia e che non è in grado di sostenerne i costi di riavvio (anche volendo farlo). Basti pensare all’esito del progetto NuScale di sfruttare la tecnologia SMR, naufragato proprio a causa dei rincari dei prezzi dei materiali e quindi lo sforamento dei costi previsti di oltre il 50%.
Tornando al Report pubblicato oggi, tra il 2019 e il primo semestre 2023, sono iniziati i lavori di 28 centrali nel mondo, di cui 17 in Cina e altre 11 in diversi Paesi (che saranno costruite dalla russa Rosatom).
Al 1° luglio di quest’anno la Russia ne stava realizzando 24 di reattori nucleari. Mosca, infatti, continua ad essere leader nel mercato delle vendite secondo lo studio.
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